La sindrome da schiacciamento è una grave condizione medica che può insorgere in seguito a traumi importanti in cui una parte del corpo, solitamente un arto, viene sottoposta a compressione prolungata. Si tratta di un’emergenza complessa che coinvolge sia danni locali (muscoli, vasi, tessuti) sia complicazioni sistemiche potenzialmente letali.
Cosa succede nel corpo?
La compressione prolungata di un arto provoca inizialmente:
- Ischemia locale (mancanza di flusso sanguigno)
- Ipossia (carenza di ossigeno nei tessuti)
- Danno cellulare e metabolico
La situazione si complica con la formazione di edema tissutale (accumulo di liquidi), che peggiora ulteriormente la circolazione, creando un circolo vizioso: meno ossigeno → più edema → più danni → fino a un quasi completo arresto del flusso sanguigno nella zona colpita, con perdita della funzione dell’arto.
Rischio infezioni
Nei tessuti danneggiati e poco ossigenati si crea un ambiente favorevole per lo sviluppo di infezioni batteriche, specialmente se sono presenti:
- Lesioni cutanee traumatiche o necrotiche
- Diminuzione delle difese immunitarie locali (fagociti, anticorpi, leucociti)
- Alterazioni del flusso ematico
Sintomi: come si manifesta?
Gli arti colpiti appaiono:
- Edematosi
- Cianotici (colore bluastro)
- Freddi al tatto
- Con alterazioni della sensibilità
- Con segni di sofferenza cutanea evidente
A livello sistemico, il paziente può mostrare:
- Urine rosso-violetto, segno di tossine muscolari in circolo
- Anuria (assenza di urina), indice di insufficienza renale acuta (IRA)
Come si diagnostica?
La diagnosi si basa su:
- Anamnesi traumatica (schiacciamento evidente)
- Esame obiettivo
- Esami di laboratorio (funzionalità renale, markers di necrosi muscolare, elettroliti)
- Esami strumentali (ecografia, esami vascolari)
Il trattamento: come si cura?
La gestione della sindrome da schiacciamento prevede:
- Trattamento delle ferite e delle fratture
- Debridement chirurgico (rimozione dei tessuti necrotici)
- Terapia antibiotica mirata
- Supporto della funzione renale, spesso con fluidoterapia aggressiva e monitoraggio stretto
Il ruolo dell’ossigenoterapia iperbarica (OTI)
L’ossigenoterapia iperbarica è una risorsa terapeutica preziosa in questa sindrome. Consente di:
- Ossigenare rapidamente i tessuti, anche nelle zone dove la circolazione è compromessa
- Ridurre l’edema grazie all’effetto vasocostrittore dell’ossigeno ad alta pressione
- Contrastare la proliferazione di batteri, sia aerobi che anaerobi
- Favorire la guarigione dei tessuti tramite la formazione di nuovi vasi sanguigni (neovascolarizzazione)
- Aiutare a distinguere le aree di tessuto recuperabili da quelle ormai irreversibilmente danneggiate
L’OTI migliora il metabolismo cellulare, contrasta l’acidosi e può fare la differenza nel recupero funzionale dell’arto e nella sopravvivenza del paziente.
