Ossigenoterapia Iperbarica: Benefici e Controindicazioni

L’ossigenoterapia iperbarica (OTI) è una metodica terapeutica che consiste nella somministrazione di ossigeno puro al 100% all’interno di una camera iperbarica, in cui la pressione atmosferica è superiore a quella ambientale.
Questa condizione permette all’organismo di assorbire una maggiore quantità di ossigeno, con effetti terapeutici dimostrati su numerose patologie — dalle infezioni croniche alle lesioni cutanee difficili, fino ai disturbi vascolari e ai traumi osteoarticolari.

Tuttavia, come ogni trattamento medico, anche l’ossigenoterapia iperbarica presenta controindicazioni che devono essere attentamente valutate dallo specialista prima di iniziare il percorso terapeutico.

Di seguito sono riportate le principali condizioni cliniche che possono impedire o richiedere particolare cautela nell’utilizzo della terapia iperbarica.

  1. Pneumotorace spontaneo

Rappresenta una controindicazione assoluta: l’aumento di pressione nella camera iperbarica può causare un’espansione pericolosa dell’aria intrapolmonare, con rischio di aggravamento del quadro clinico o di pneumotorace iperteso.

  1. Stato di grande male epilettico ed epilessia non trattata

L’esposizione a elevate concentrazioni di ossigeno può indurre crisi convulsive nei soggetti predisposti.
Per questo motivo, la terapia è controindicata nei pazienti con epilessia non controllata farmacologicamente o in corso di stato di male epilettico.

  1. Claustrofobia e quadri psicotici

L’ambiente confinato della camera iperbarica può generare crisi di panico o agitazione nei soggetti claustrofobici o con disturbi psichiatrici acuti. In questi casi, la valutazione psicologica preventiva è fondamentale.

  1. Cardiopatia congestizia e ipertensione non controllata

L’aumento della pressione parziale dell’ossigeno può determinare sovraccarico emodinamico e alterazioni della pressione arteriosa, per cui è necessario escludere o stabilizzare i pazienti con scompenso cardiaco o ipertensione non compensata.

  1. Ipertensione polmonare

In presenza di ipertensione polmonare, l’esposizione a pressioni elevate può peggiorare il quadro respiratorio e compromettere la funzione del ventricolo destro.

  1. Portatori di pacemaker

La presenza di dispositivi elettronici impiantabili richiede la verifica preventiva della scheda tecnica del fabbricante, per assicurare la compatibilità con l’ambiente iperbarico e prevenire malfunzionamenti.

  1. Farmaci controindicati

Alcuni principi attivi possono interagire negativamente con la terapia iperbarica:

Acetazolamide: può alterare la risposta ventilatoria all’ossigeno.

Amiodarone: aumenta il rischio di tossicità polmonare.

Digitale: può provocare aritmie in ambiente iperossico.

Chemioterapici (es. doxorubicina, bleomicina): potenziano la tossicità tissutale da ossigeno.

La sospensione o la valutazione farmacologica preventiva è essenziale.

  1. Febbre elevata

La febbre aumenta il consumo di ossigeno a livello cellulare e può favorire la tossicità da ossigeno, per cui il trattamento deve essere rimandato fino alla stabilizzazione del quadro febbrile.

  1. Glaucoma non trattato

La variazione di pressione può alterare la pressione intraoculare, rappresentando un rischio per i pazienti con glaucoma non controllato farmacologicamente.

  1. Sferocitosi

Nei pazienti con alterazioni della membrana eritrocitaria (come nella sferocitosi), l’aumento di ossigeno può favorire emolisi, rendendo controindicato il trattamento.

  1. Protesi oculari cave

Le protesi oculari cave possono contenere aria e, in ambiente iperbarico, espandersi fino a danneggiare i tessuti circostanti.

  1. Difficoltà alla compensazione

La variazione di pressione durante la seduta richiede una corretta compensazione dei seni paranasali e dell’orecchio medio.
Chi presenta disfunzioni tubariche, sinusiti o otiti non deve sottoporsi al trattamento fino alla risoluzione del disturbo.

L’ossigenoterapia iperbarica è una tecnologia terapeutica avanzata con comprovati benefici clinici, ma deve essere eseguita sotto stretta supervisione medica e dopo un’attenta valutazione anamnestica e strumentale.

Il corretto inquadramento del paziente, la conoscenza delle possibili controindicazioni e il monitoraggio durante la seduta sono fondamentali per garantire la sicurezza e l’efficacia del trattamento.

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