Gangrena umida ed ulcere vasculopatiche delle estremita in diabetici

In Italia il diabete mellito si caratterizza per una prevalenza pari al 3-5% ed una incidenza del 6% in costante ascesa. Il progressivo invecchiamento della popolazione italiana determinerà un ulteriore incremento delle complicanze croniche e del loro impatto socioeconomico.

Tra le complicanze croniche del diabete mellito, estremamente invalidanti risultano le manifestazioni ulcerative/gangrenose degli arti inferiori (piede diabetico).

La gangrena diabetica è una necrosi a tutto spessore che coinvolge cute, sottocute e tessuto muscolare, arrivando ad interessare anche l’osso con fenomeni di auto amputazione quando sono colpite le dita del piede; se si sovrappone un’infezione, i tessuti vanno incontro a colliquazione con il quadro della cosiddetta gangrena umida, che può rapidamente propagarsi e dare sintomi sitemici.

Proprio l’evoluzione di tale lesione, caratterizzata da comparsa continua di nuove aree necrotiche e da progressivo coinvolgimento dei piani sottofasciali, impone spesso il ricorso all’intervento chirurgico demolitivo, con conseguenze importanti in termini di qualità della vita e costi sociali molto elevati. Il 5-15% dei diabetici va incontro ad un’amputazione nel corso della vita e che, di tutti gli amputati agli arti inferiori, ben il 45-70% è affetto da diabete mellito.

La patogenesi delle ulcere e della gangrena umida delle estremità nei diabetici si caratterizza per l’intervento di fattori di ordine vascolare e neurologico con la sovrapposizione di processi infettivi, riconoscendosi fondamentalmente 3 componenti:

  • angiopatia distinta in macro- e microangiopatia
  • neuropatia distinta in autonomica, sensitiva e motoria
  • infezioni.

Nell’insorgenza delle lesioni ulcero-gangrenose diabetiche non va trascurato il contributo di:

  • fattori di rischio vascolare frequentemente associati al diabete (obesità, tabagismo, dislipidemia, ipertensione arteriosa);
  • errato atteggiamento da parte sia del paziente (scarsa attenzione alla cura dei piedi) che del medico (attendismo, facile ricorso alle amputazioni specie in occasione di lesioni infette)
  • traumatismi locali.

Il trattamento del piede diabetico va articolato secondo un protocollo terapeutico multidisciplinare coinvolgendo:

  • diabetologo
  • chirurgo generale, vascolare, plastico ed ortopedico
  • fisiatra
  • medico specialista in terapia iperbarica.

La considerazione che, in sede di lesioni ulcero-gangrenose delle estremità nei diabetici, si instaurano fondamentalmente condizioni che favoriscono l’ipossia (aumentato consumo di O2 legato sia ai patogeni presenti che ai processi infiammatori) e danno del microcircolo distrettuale con edema, ha condotto all’utilizzo dell’OTI in tale indicazione; ciò in virtù dei suoi effetti fisiologici: aumento dei livelli di O2 direttamente disciolto nei fluidi tissutali; azione batteriostatica e/ battericida diretta nei confronti dei ceppi anaerobi obbligati ed indiretta sugli aerobi; azione favorente i processi riparativi tissutali; azione antiedemigena. L’OTI, infine può essere utilmente impiegata in fase pre- e post-operatoria in caso di regolarizzazioni, amputazioni o disarticolazioni con successiva copertura mediante innesti cutanei.